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Rendimento Azioni

La valutazione del rendimento azionario (azioni)


E’ tra i temi più studiati nella finanza. Sicuramente non è facile ma è fondamentale  comprenderlo per chi vuole investire; La natura complicata di tale calcolo sta nell’aleatorietà  dei componenti che formano il rendimento:sia i dividendi che le performance  sono dati della redditività di una società e dunque solamente stimabili. Tale calcolo si affronta in due valutazioni sequenziali:prima si deve quantificare il rendimento e poi la possibilità che si avveri. Il rendimento complessivo del titolo azionario è formato da due componenti:capital gain e dividendi. Si intende per dividendi l’utile distribuito ogni anno dalla società agli azionisti e per capital gain la differenza tra il prezzo di acquisto e di  vendita. Se il titolo è quotato è norma misurare la performance su un determinato periodo temporale ed inoltre, per entrambi  e d’obbligo la conoscenza della collocazione temporale.

DAGLI INDICATORI DI RENDIMENTO ELEMENTARE AL DIVIDEND DISCOUNT MODEL

Un indicatore molto semplice per la misurazione del rendimento e dato da quanto segue:calcoliamo il rendimento di un titolo comprato circa un anno fa e venduto oggi,se confrontiamo tutte le remunerazioni avute possiamo dire che il  rendimento è dato dalla divisione dei dividendi più la differenza di prezzo di acquisto e vendita ed il prezzo di acquisto. La valutazione è utile in ottica ex-post per comprendere la validità dei propri investimenti. In ottica ex-ante tale valutazione è buona per prevedere il rendimento. La complessità della valutazione è legata indissolubilmente alla bontà delle informazioni utilizzate per il calcolo. Con il metodo dividend discount model uno dei tre elementi fondamentali per il calcolo viene meno,quello della stima del prezzo di vendita. La valutazione però,viene solo semplificata ma non risolta perché rimango sempre da stimare i dividendi e i tassi di attualizzazione.Per i dividendi si ipotizzano i tassi di distribuzione costante degli utili mentre per i tassi si quantificano in stabilità nel tempo. Stimare gli utili futuri di una società è dunque molto difficile a causa della mancanza di dati certi. Il dividend discount model presuppone anche, che tale analisi includa un tempo abbastanza lungo.

UN’ULTERIORE SEMPLIFICAZIONE DELLE STIME:IL CONSTANT GROWTH DIVIDEND DISCOUNT MODEL.

Questo metodo è applicativamente semplice in quanto sfruttando una rendita perpetua con capitale crescente esso permette la quantificazione del prezzo attuale dell’azione partendo dai dividendi distribuiti,dal tasso di crescita e dal tasso di attualizzazione.Questo metodo si basa su ipotesi forti ma spesso non reali ed è per questo che gli analisti considerano le indicazioni di pricing ottenute da questo e dal  primo modello  come multipli di  mercato.

I MULTIPLI DI MERCATO

I multipli ottenuti dagli indicatori di mercato vengono confrontati con parametri simili ma applicati su società comparabili o con la media dei dati del settore con lo scopo di capire se la società è sotto o sovra stimata. Questo metodo di calcolo viene spesso criticato in quanto le grandezza che compongono gli indicatori sono poco omogenee:basti pensare al prezzo di mercato che varia sempre,mentre le grandezze di bilancio sono pubblicate annualmente(o trimestralmente) ,ed ancora, mentre il prezzo riflette le attese reddituali(e quindi facilmente influenzabile) i bilanci pubblicati sono composti da dati ormai certi e passati alla storia. Quindi in un contesto di continua evoluzione i dati non riuscirebbero a dare un quadro veritiero della salute societaria. Questo problema è attenuato,in parte, per le società che sono quotate in borsa perché hanno l’obbligo di trasmettere i dati ogni 3 o 6 mesi. Il ricorso ai multipli è frequente in quanto è facilmente applicabile ed è necessario per trovare il pricing.Certamente se il mercato predilige determinati tipi di indicatori essi dovranno essere utilizzati per prevedere reazioni di mercato difformi dalle attese. Per esempio i multipli sono utilizzati per determinare il prezzo della prima offerta destinata al pubblico in quanto non esiste un prezzo confrontabile. Uno tra i multipli più usati è il rapporto prezzo\utile( P\U)cioè quel rapporto tra il prezzo di mercato e l’utile dell’ultimo bilancio;esso indica quante volte il prezzo del titolo incorpora l’utile. Se ipotizziamo che gli utili siano costanti il P\U può fornire dati in termini di anni necessari al recupero dell’investimento con gli stessi utili che verranno prodotti. Per un’analisi realistica si deve presupporre che i multipli siano confrontati e calcolati su aziende con caratteristiche simili,ed è per questo che è impossibile la definizione di un P\U alto o basso in quanto vi è la necessità di confronto con il P\U dei comparables.Un altro indicatore che si complementa con il P\U è il rapporto P\CF (prezzo\flusso di cassa per azione)cioè il prezzo del titolo rispetto ai cash flow dell’ultimo bilancio. Questi flussi vengono calcolati facendo la somma degli ammortamenti agli utili. Per gli analisti tale indicatore viene considerato più coerente perché confronta 2 grandezze monetarie;i flussi non subiscono variazioni,invece le politiche di bilancio possono variare il rapporto P\U.Un altro indicatore noto è il P\MP(prezzo su mezzi propri)cioè il rapporto tra prezzo del titolo e valore di libro( valore del patrimonio netto contabile per azione).Un elevato valore del P\MP può fare intuire la presenza di asset non materiali non iscritti al bilancio oppure opzioni strategiche che l’impresa possiede e che sono apprezzate dal mercato o anche una condizione sopravvalutatoria.Una società che chiude l’esercizio in perdita vede in questo l’unico multiplo realmente calcolabile. L’ultimo multiplo è il DIV\P ovvero il rapporto tra il dividendo pagato e il prezzo del titolo;questo indicatore fornisce una stima percentuale,basata sulla componente dei dividendi,del rendimento. Anche questo dato deve essere utilizzato per un’analisi comparativa con società simili. Il valore di tale indicatore è tuttavia limitato in quanto viene trascurato il rendimento del capital gain.
 

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